Blog Tour SVISCERANDO AUDREY ROSE – Jack lo Squartatore
Ben ritrovati Lettori!
Benvenuti al tour ufficiale in collaborazione con Mondadori – Oscar Vault dedicato ai romanzi di Kerri Maniscalco! A me l’onore e onere di parlarvi di uno dei più celebri e feroci serial killer della storia, Jack lo Squartatore, antagonista letterario del primo volume della serie.
Se la Maniscalco, informando il lettore, prende qualche libertà dalla storia originale dell’omicida londinese, io ho scelto di raccontarvi la realtà storica di quegli anni e alcuni dei risvolti psicologici delineati dai moderni studiosi di criminologia.
Vi avverto, non è un articolo per i deboli di stomaco! Buona lettura❤️
Jack lo Squartatore
È la notte del 31 agosto 1888.
La città di Londra dorme, inconsapevole delle brutalità che si stanno compiendo nel cuore più oscuro dell’East End. Mary Ann Nichols viene ritrovata prima che il Big Ben rintocchi le quattro del mattino: gola tagliata, busto e inguine ripetutamente pugnalati.
Così inizia una delle indagini più famose della criminologia mondiale, un mistero tutt’oggi ancora irrisolto.
Tra il 1888 e il 1891 nel quartiere di Whitechapel vengono uccise undici donne, cinque delle quali si suppone vittime della stessa mano: quella del famigerato Jack lo Squartatore.
La stampa dell’epoca lo definisce un pluriomicida, termine precursore del nostro più moderno “serial killer” che diventerà comune sulla stampa solo a partite dagli anni ’30 del novecento. La maggior parte di ciò che sappiamo sullo Squartatore è arrivato a noi proprio grazie ai giornali del 1888, in quanto una buona percentuale dei resoconti della polizia londinese è andata perduta o distrutta nel tempo.
Ahimè non è sempre facile identificare dove si nasconda la verità in merito agli omicidi: i giornali si contraddicevano l’un l’altro pur di vendere qualche copia in più. A volte perfino all’interno dello stesso giornale le storie venivano smentite o contraddette da un giorno all’altro.
Le idee politiche influenzavano profondamente le scelte editoriali: i radicali da un lato concentravano gli articoli sull’inefficienza della polizia, altre testate come il Daily Telegraph davano maggior risalto alla criminalità diffusa nel quartiere coinvolto, mentre infine la stampa locale difendeva la zona di Whitechapel e i suoi abitanti più rispettabili.
Nonostante ciò, studiosi e criminologi moderni sono riusciti a stabilire un quadro psicologico piuttosto dettagliato dello Squartatore, evidenziando quali fattori lo abbiano contraddistinto come uno dei più feroci assassini seriali della storia.
La seconda vittima arriva otto giorni dopo e avviene a meno di un chilometro da dove era stata assassinata la Nichols. Per la prima volta l’assassino “ruba” un trofeo alla sua vittima. Annie Chapman viene infatti ritrovata con la testa quasi staccata dal corpo sventrato, al quale è stato asportato l’utero e parte della vagina.
Lo Squartatore mutila la donna dell’essenza intrinseca della sua femminilità, creando un legame fisico e sessuale con essa. Sono questi macabri dettagli e le mutilazioni inferte alla donna che fanno maggior notizia sulle testate giornalistiche che, dopo questo omicidio, decidono di soprannominare il misterioso assassino “Grembiule di cuoio” grazie a un indumento trovato accanto alla Chapman.
Diverse voci diffamanti cominciano a circolare sulle due donne, arrivando quasi a ritenere l’assassinio subìto una meritata conseguenza del loro fallimento come persone dissolute e di infimo ordine. Che questo Angelo della Morte avesse spiegato le ali a Whitechapel viene ritenuto quasi naturale, creando un profondo pregiudizio nell’opinione pubblica.
Fomentati dalla stampa che punta il dito contro la comunità ebrea, il perfetto capro espiatorio, a Whitechapel si iniziano a fare turni di ronda e di vigilanza per proteggere le strade. Ma l’assenza di collaborazione fra giornalisti e polizia e la mancanza di nuovi arresti fanno calare le vendite.
Tutto questo fino al 27 settembre.
Fra la ricchissima corrispondenza ricevuta in quelle settimane da giornali e polizia in merito agli omicidi, spicca una lettera indirizzata alla Central News Agency di Londra, firmata con un nome che da quel momento rimarrà impresso col sangue nella memoria di ognuno: Jack lo Squartatore.
L’assassino, che ora ha scelto da sé il proprio soprannome, deride la polizia, promettendo nuovi omicidi. Dopo una lunga serie di appellativi come “il demonio” o “l’amante del macabro”, ora questi atti brutali hanno un nome proprio che, mediaticamente, acquista una potenza incredibile. JACK: un nome comune, che può nascondersi ovunque, confondersi fra la folla in bella vista.
Molti studiosi ritengono la lettera un falso, arrivata al momento giusto per risollevare le sorti di una stampa in crisi affamata di notizie. “L’autunno di terrore”, come viene spesso definito il periodo d’azione di Jack lo Squartatore, reclamava nuove storie.
È il 30 settembre quando l’assassino torna nuovamente ad agire, strappando la vita a ben due donne nell’arco di una sola notte. La prima, Elizabeth Stride, non riporta le estese mutilazioni presenti sulle precedenti vittime, ad eccezione della gola tagliata. Presumibilmente interrotto da alcuni passanti, lo Squartatore va quindi alla ricerca di una seconda vittima su cui riversare la sua furia. La sfortunata è Catherine Eddowes, rinvenuta quarantacinque minuti dopo il primo cadavere.
La ferocia con cui la seconda donna è stata assassinata farebbe impallidire chiunque. Squartata dalla vagina allo sterno, con le interiora fuoriuscite e un rene mancante, la Eddowes è rimasta celebre fra gli omicidi dello squartatore anche per gli indizi ritrovati in una traversa nelle vicinanze del corpo. Un brandello del grembiule della vittima impregnato di sangue viene abbandonato ai piedi di una porta, sul cui stipite scuro vi è stata lasciata una scritta col gesso. Una frase ambigua, che da alcuni viene interpretata come “Gli ebrei non dovrebbero essere incolpati di nulla”, mentre da altri come “Gli ebrei non verranno incolpati di nulla”.
Il sovraintendente della metropolitan police ordina di rimuoverle appena arrivato sulla scena del crimine, per non scatenare ulteriori sentimenti antisemiti fra la popolazione di Whitechapel. In ogni caso si ipotizza che la frase, qualunque fosse il suo reale significato, sia da attribuire all’assassino.
I giornali escono con edizioni straordinarie dedicate al duplice omicidio. Le più importanti testate giornalistiche diffondono le lettere giunte alla Central News Agency, dando nuovamente vita al caso dello Squartatore. Anche in questo caso poca attenzione viene dedicata a chi fossero le vittime, a vantaggio delle macabre scene di cui si erano trovate protagoniste.
È possibile che questo “duplice omicidio” sia stato una semplice coincidenza: due donne uccise da due persone diverse, ma entrambe vittime dell’isterismo di massa fomentato dai giornali.
Mentre la stampa indaga sempre più a fondo sulle uccisioni, un ultimo omicidio fa grande rumore fra i giornalisti. Al numero 13 di Miller’s Court viene ritrovata l’inquilina Mary Jane Kelly brutalmente uccisa nel suo letto. È molto più giovane delle precedenti vittime, tutte sulla quarantina. Ha venticinque anni ed è la prima donna uccisa al chiuso e non per strada come le altre.
La sua è la più brutale fra le morti: non solo viene mutilata, ma parti del suo corpo vengono asportate e lasciate accanto alla donna. Utero, reni, seno, fegato, milza sono sparsi accanto al corpo o sul comodino, il suo viso è sfigurato, reso quasi irriconoscibile. Il cuore è scomparso.
Avrà questa furia omicida così violenta rappresentato il punto più alto per Jack lo Squartatore? La sua opera d’arte macabra meglio riuscita, dopo la quale nulla sarebbe stato all’altezza?
Sta di fatto che, così com’erano cominciati, allo stesso modo gli omicidi di Whitechapel si interruppero all’improvviso.
Nei decenni successivi la polizia continuò a indagare, accumulando sospetti su sospetti, ma nessuno fu mai formalmente accusato di quei terribili omicidi.
È proprio questo costante mistero che avvolge la figura dello Squartatore e la sua identità mai svelata a renderlo così curioso.
Fantasticare sul suo personaggio è senza dubbio una scelta che registi, scrittori, fumettisti e creatori di videogiochi hanno fatto e continueranno a fare per sempre.
Perché l’ignoto affascina.
Perfino (e forse anche di più) quando si tinge di sangue.