Blog Tour “Il grande libro dei racconti di Sherlock Holmes” – Sherlock: superuomo o essere umano?
Ben tornati, miei dolci Lettori!
Oggi, con immenso piacere, vi porto la tappa del tour dedicato al Drago Il grande libro dei racconti di Sherlock Holmes, curato da Otto Penzler per Mondadori Oscar Vault.
Da brava aspirante psicologa, oggi chiacchieriamo sull’affascinante e complessa mente di Sherlock, fra punti di forza e debolezze! Buona lettura ❤️
Sherlock:
superuomo o essere umano?
Se pensiamo all’immaginario collettivo che avvolge la figura di Sherlock Holmes, le prime cose che vengono in mente a chiunque sono una pipa, un berretto da cacciatore e una fila interminabile di geniali deduzioni. A questo potremmo aggiungere un fedele (ma meno brillante) assistente, un violino e qualche frase mai scritta da Arthur Conan Doyle ma che tutti puntualmente gli attribuiscono — Elementare, no?!
Ecco, forse è arrivato il momento di scavare un po’ più a fondo nella mente dell’iconico investigatore di Baker Street, portando alla luce quei lati più controversi che spesso i più dimenticano.
A partire dal 1887 con la sua prima apparizione in Uno studio in rosso, Sherlock ha affascinato il popolo dei lettori con la sua mente acuta. Ma è davvero solo questo?
“La mia mente si ribella all’inattività” dice Sherlock nel romanzo Il segno dei quattro: frase apparentemente semplice, simbolo di una mente in costante attività, ma che può nascondere qualcosa in più. Ispirato al professor Joseph Bell, docente di Arthur Conan Doyle alla facoltà di medicina, Sherlock ha senza dubbio un cervello brillante, una potenza mnemonica invidiabile e una spiccata capacità deduttiva, in grado di vedere dove altri brancolano nel buio. Ma ha anche grandi fragilità!
Mi viene in mente l’utilizzo di droghe, uno degli aspetti che più mi affascina della sua persona. Holmes combatte l’inattività (e la depressione che ne consegue) con un massiccio utilizzo di cocaina e morfina. Proprio nell’incipit di Il segno dei quattro, l’autore ci mostra Sherlock intento a farsi una dose, mentre osserva tutti i buchi lasciati nel braccio i mesi precedenti.
L’eccessivo lavoro cerebrale, quello che in termine clinico oggi chiameremmo ADHD o Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, con conseguente depressione, è senza dubbio un’ipotesi sulla reale condizione psicologica di Sherlock Holmes. Pensate a come il detective fatichi a concentrarsi su ciò che non è di suo interesse, oppure alla velocità con cui poi riesca a focalizzarsi su quei dettagli apparentemente trascurabili, ma che i suoi occhi catturano come un radar.
Ci sono ipotesi legate allo spettro autistico ad alto funzionamento, ma personalmente preferisco nettamente la prima teoria. È più calzante, sotto molteplici aspetti psicologici e clinici.
E poi c’è lui. La sua nemesi e spina nel fianco. L’unico in grado di far tremare la terra sotto i piedi del nostro detective privato preferito: il professor James Moriarty.
A nessuno Sherlock riconosce il suo stesso livello intellettuale, neppure al dottor Watson. Solo a Moriarty. Un uomo che pratica il male per il piacere del male stesso, spesso citato da Sherlock , ma effettivamente apparso per la prima volta nel racconto Il problema finale.
Viene descritto come il ragno al centro di una tela criminale portata avanti dalla sua banda, numerosa e altamente organizzata. Moriarty è il tipico villain che piace a me, talmente bravo da svuotare il protagonista di ogni energia, mettendolo a disagio, stremato e sconvolto.
Perfino da morto e sconfitto, Moriarty continuerà a vivere come impronta oscura e indelebile nella vita di Sherlock Holmes. Questo scontro dà vita a numerose riflessioni sul detective londinese.
L’abilità dell’autore nel creare un antagonista degno di sfida rende Holmes più sfaccettato, profondo e umano. Se inizialmente arriva al lettore come un’invincibile figura dal genio impareggiabile, con Moriarty sulla scena e la possibilità di un confronto alla pari, Sherlock guadagna tratti mortali di insicurezza, paura e dubbio.
È proprio lì che il suo genio acquista maggior valore. Troppo facile vivere un gradino sopra il resto del mondo: è quando vieni buttato a terra che la risalita diventa uno spettacolo impareggiabile!
Guarderete Sherlock con occhi diversi d’ora in poi?
Io spero di sì!